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Aspetti della società moderna

 Il lavoro

La vita della maggior parte delle persone che vive in società è organizzata intorno ai vincoli e agli orari del lavoro. Esso è quindi al centro di un processo di razionalizzazione, il quale ha diversi aspetti. 

Un primo aspetto consiste nella coordinazione degli sforzi, poichè ogni prodotto è il risultato dell'azione coordinata di diverse persone che svolgono azioni connesse tra loro, anche se differenti. Vi sono vari modi per coordinare il proprio lavoro:

  • Due o più persone che collaborano nello stesso modo per una stessa azione: Se bisogna sollevare un masso molto pesante dovranno sollevarlo più uomini, altrimenti l'operazione diventa impossibile. 
  • La coordinazione di attività diverse: Ad esempio nella società primitiva l'uomo andava a caccia e la donna raccoglieva frutti. Quindi il lavoro veniva diviso ma non si aiutavano a vicenda.
  • Gli individui svolgono mansioni differenti ma si aiutano e potenziano a vicenda: Ad esempio se per eliminare il masso pesante sulla strada intervengono uno scalpellino e dei manovali che asportano i pezzi che frantuma riescono con attività differenti a raggiungere il medesimo scopo
Quest'ultimo è il tipo di coordinazione del lavoro che contraddistingue la società moderna.

Da un secondo punto di vista con il termine razionalizzare si intende semplificare. Il lavoro nella società moderna si inserisce in una struttra organizzativa più rigida e viene scomposto in operazioni più semplici rispetto agli anni antecedenti all'industrializzazione, durante i quali la produzione artigianale di beni necessitava di determinate abilità, che si acquisivano nel tempo. 

Un terzo aspetto vede la razionalizzazione come sinonimo di standardizzazione e organizzazione. La semplificazione del lavoro nella società moderna consente di riprodurre le mansioni che svolgeva un solo artigiano innumerevoli volte, quindi il medesimo compito poteva essere svolto da un qualunque operaio che poteva essere sostituito in qualunque momento. Inoltre le attività degli operai venivano coordinate tra loro e venivano utilizzate macchine sempre più complesse. L'organizzazione del lavoro operaio porta alla scomparsa di qualunque margine di discrezionalità e libertà operativa del lavoratore. Nacquero grandi sforzi di organizzazione del lavoro, ad esempio Henry Ford inventò la catena di montaggio. 


Karl Marx (1818-1883) sottolineò gli aspetti negativi dell'organizzazione industriale del lavoro. Secondo lui l'aumento della produttività andava a vantaggio solo dell'imprenditore e non della collettività. Inoltre la divisione del lavoro diventava fonte di disuguaglianza sociale, poichè metteva in contrapposizione gli imprenditori, i quali svolgevano compiti intellettuali e organizzativi, e i proletari, la cui unica capacità era quella di lavorare. La razionalizzazione non richiede particolari qualifiche, di conseguenza vi è un impoverimento dal punto di vista professionale; in più non sono necessarie emozioni, idee personali, sentimenti, stanchezza e iniziative, perchè tutto ciò potrebbe intralciare il semplice lavoro che è stato attribuito ad ogni operaio. 
Marx sviluppa il concetto di alienazione, secondo il quale l'operaio viene espropriato del suo lavoro, sia in senso complessivo che dei prodotti della sua attività. Infatti affermava che l'operaio non è padrone del prodotto del proprio lavoro, poichè svolge solo una parte del lavoro complessivo, non avendo la possibiltà di scegliere gli orari o le modalità per svolgere il lavoro. L'alienazione è per Marx anche la natura stessa della produzione capitalistica. 

Dopo Marx gli studi sociologici riguardo il lavoro alienato sono proseguiti. Infatti l'alienazione è un problema sociale molto diffuso. Per la sociologia d'oggi l'alienazione è una condizione di impotenza e di isolamento, di estraneità e di mancanza di significato che gli individui provano rispetto ai risultati delle proprie azioni. 

Dalla metà del XX secolo sono state introdotte novità che hanno modificato il mondo del lavoro, come ad esempio macchine automatiche come i robot. Questi progressi tecnologici hanno portato all'automazione di processi di produzione sempre più complessi. I lavori ripetitivi ed esecutivi vengono svolti dalle macchine, mentre all'uomo vengono lasciati compiti più importanti ed intellettuali, di controllo e supervisione. L'automazione si è estesa dal settore industriale a quello dei servizi, grazie al computer e a Internet. L'automazione ha portato alla nascita di nuove professioni altamente qualificate, come gli analisti dei sistemi e gli esperti di programmazione. Ha portato inoltre un aumento della disoccupazione a causa della diminuzione dei posti di lavoro.

La famiglia e le distinzioni di genere

Il processo di industrializzazione ha avuto un forte impatto sulla struttura e sull'organizzazione della famiglia. La famiglia è l'istituzione attraverso la quale la società si riproduce. Nelle società premoderne la famiglia consisteva economicamente in un soggetto unitario e l'individuo agiva e pensava come suo membro. Con l'industrializzazione il protagonista dell'attività economica era il singolo individuo e la famiglia rappresenta la somma delle attività dei suoi membri. 
Durante una prima fase di industrializzazione erano soprattutto i maschi adulti e i giovani maschi e femmine a lavorare, mentre i bambini, gli anziani e le madri si dedicavano ad altro. Ciò porta ad una distinzione dei compiti, dei ruoli e degli spazi per uomini e donne. Le donne si dedicavano maggiormente all'economia informale, ovvero all'insieme di attività legate alla conservazione e alla preparazione del cibo, al mantenimento della casa e ai servizi di cura ai minori, agli anziani e ai malati, mentre gli uomini svolgevano il loro lavoro al di fuori delle mura domestiche.
Anche in ambito famigliare vi è un'individualizzazione dei ruoli. Ciò è dovuto anche grazie alla diffusione della famiglia nucleare, della famiglia estesa e di quella multipla. Dalla seconda metà dell'Ottocento si attuò una riorganizzazione degli spazi e dei ruoli e con il tempo si sviluppò una divisione dei compiti ben precisa, secondo cui l'uomo lavorava come operaio al di fuori della casa, mentre la donna si occupava dello spazio domestico. Quindi si differenziavano anche l'ambiente dove si viveva e l'ambiente dove si guadagnava. 

Il matrimonio consiste in una scelta individuale e responsabile degli sposi ed è considerato in un vero e proprio rito che segna il passaggio dalla gioventù all'età adulta e l'inizio di una nuova vita. Con il tempo si sviluppano diverse modalità di convivenza o di progetti di vita differenti al matrimonio, che enfatizzano la centralità dell'individuo invece che della coppia. Nella convivenza vi è una maggiore autonomia dei partner. Si diffonde anche il fenomeno della separazione e del divorzio. Il matrimonio è ancora diffuso al giorno d'oggi ma è più difficile non separarsi e non divorziare per diversi motivi, come la sterilità, l'infedeltà, ma anche per quanto riguarda la qualità del rapporto, come la perdita di amore e l'incompatibilità del carattere. 

Il ruolo della donna

In parallelo alle trasformazioni delle relazioni famigliari si è sviluppata l'idea che la donna dovesse rivestire un ruolo marginale nei processi produttivi e che quindi fosse giusto attribuire al suo lavoro un minore riconoscimento economico. Viene elaborata la teoria del doppio salario, secondo la quale gli uomini vengono retribuiti in mondo tale da riuscire a mantenere la famiglia e così le donne possono contare sull'aiuto economico del marito e vengono retribuite solo per la loro sopravvivenza personale. Ovviamente questa teoria sfavoriva il lavoro extradomestico delle donne e si è diffuso maggiormente l'ideale di donna casalinga e lo stereotipo di donna come soggetto sensibile e sottomesso. Contemporaneamente la donna che lavora diventa un problema sociale da risolvere, poichè non rappresentava più la figura di debolezza e maternità. 

All'inizio del XX secolo le professioni che inziarono a svolgere le donne erano nelle fabbriche e in ambito professionale, ricoprendo ruoli come infermiere, insegnanti e assistenti sociali. Quest'ultimo ambito veniva anche considerato più adatto per le donne, poiché si credeva che le donne avessero maggiore affinità con le occupazioni asistenziali ed educative. 
Dopo la Seconda guerra mondiale aumenta il tasso di attività delle donne ma la maternità continua a rappresentare un ostacolo notevole al lavoro extradomestico. A partire dagli anni Sessanta la situazione cambia: sempre più donne ricoprono ruoli dirigenziali e manageriali nelle industrie e amministrazioni.  Nonostante ciò persistono differenze tra salari maschili e femminili. 

La secolarizzazione 

Il sacro è sempre stato una dimensione centrale dell'esistenza dell'uomo, rispetto alla quale ha organizzato la sua vita. Nei confronti della natura l'essere umano ha sempre provato un senso di inquietitudine e turbamento e le grandi religioni hanno cercato di spiegare tale sentimento. Da qui sono nate le idee di giustizia e di peccato e sono anche nate le immagini positive di Dio come provvidenza e misericordia
Affinchè il sacro esista nel tempo è necessario istituzionalizzarlo, cioè bisogna fare in modo che si strutturi stabilmente assumendo modelli di comportamento con i quali i soggetti si uniformano. 
Tra gli elementi del sacro istituzionalizzato vi sono la fede,la dottrina e il rito:
  • Fede: è un'adesione a un essere soprannaturale;
  • Dottrina: è la declinazione della fede stessa, in cui si forma una descrizione della divinità e una coerente visione del mondo e delle azioni richieste all'essere umano per conformarsi alla divinità;
  • Rito: complesso di norme che regolano lo svolgimento dell'azione sacrale.
Il sacro una volta istituzionalizzato forma delle organizzazioni sociali dedite alla gestione della religione e del rito, che insieme formano la Chiesa

La società moderna vive un processo di secolarizzazione, ovvero di graduale espulsione del sacro dalle altre sfere della vita.
Tale processo avviene su due livelli differenti:
  • Riguarda le istituzioni sociali e la vita collettiva;
  • Concerne le scelte e le azioni individuali dei singoli attori sociali.
La secolarizzazione è intesa dal punto di vista personale come diminuzione dell'incidenza della fede nelle scelte e nelle azioni degli individui. Lo Stato moderno è aconfessionale, mentre nelle società premoderne lo Stato era connesso con la dimensione religiosa. 

Il processo di secolarizzazione porta nella società moderna al fenomeno di rinascita del sacro in forme nuove. 
Il filosofo canadese Charles Taylor (1931) si è occupato del tema della secolarizzazione nella società contemporanea e afferma che nella società individualizzata l'alternativa non è tra il credere e il non credere, ma tra il credere in qualcosa e il credere in qualcos'altro. 
In un ambiente secolarizzato vi è una pluralità di forme del sacro, le quali non pretendono di indicare la verità, ma si definiscono portatori di una verità tra le altre. 



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