La società postmoderna
Il filosofo francese Jean-Francois Lyotard (1924-1998) ha parlato per la prima volta di postmodernità per descrivere la condizione della cultura contemporanea. Egli affermava che quest'epoca è caratterizzata dalla fine delle grandi narrazioni, poiché nel corso della storia le società si basavano su grandi interpretazioni del mondo, le cossidette grandi narrazioni, che cercavano di spiegare il senso delle cose. L'affermazione del filosofo francese intende spiegare il fatto che questi racconti universali, come i poemi omerici o la Bibbia, non hanno più presa sulle persone.
La cultura postmoderna è anti utopica, ovvero priva di grandi ideali e caratterizzata da un scetticismo nei confronti dei miti dell'età moderna, come il progresso, la ragione, la rivoluzione e l'emancipazione, ma anche verso le ideologie politiche come il liberalismo e il marxismo.
In questo periodo si è sviluppato un dibattito in merito a il termine "postmoderno" e riguarda l'opportunità o meno di etichettare come “nuova” l'attuale fase storica e culturale. Al riguardo vi sono due posizioni: una contraria e una a favore.
Si possono individuare quattro caratteristiche fondamentali del periodo della postmodernità
- La centralità del sistema d'informazione e comunicazione;
- La tendenza alla globalizzazione e alla frammentazione;
- L'accettazione delle diversità;
- Un diffuso clima d'incertezza.
La società postindustriale
Il mondo del lavoro nei
Paesi occidentali attualmente è caratterizzato dalle modalità di
distribuzione dell'occupazione fra i diversi settori di attività. Al giorno d'oggi ci sono più persone che lavorano negli uffici invece che nelle fabbriche, infatti questo periodo è caratterizzato dall'espansione del settore terziario, ovvero quello dei servizi a discapito dell'industria e dell'agricoltura. Questo fenomeno viene chiamato "Terziarizzazione dell'economia". Esso è dovuto dalle continue innovazioni tecnologiche nel settore primario e secondario che portano alla disoccupazione di molte persone, le quali vengono sostituite da dei macchinari e di conseguenza vengono costrette a lavorare nel settore terziario. In questo settore le innovazioni tecnologiche non riducono l'occupazione, al contrario, crea e offre nuovi posti di lavoro.
Le società odierne vengono anche definite società postindustriali, nelle quali il processo di industrializzazione è giunto al termine lasciando spazio a quello di terziarizzazione.
La società postindustriale è contraddistinta da una ricchezza di denaro, di tempo libero e di beni.
Il termine "servizi" fa riferimento a una realtà lavorativa etrogenea, composta di un insieme di occupazioni molto diverse. Non a tutti però la terziarizzazione ha portato maggiore benessere.
Ai lavoratori nell'epoca postindustriale viene imposto un atteggiamento flessibile verso l'attività lavorativa. Ciò ha portato alla progressiva sostituzione delle forme di lavoro stabili come quelle dei dipendenti a tempo indeterminato, con forme precarie, ad esempio i collaboratori a progetto delle cooperative che prestano servizi per le grandi imprese.
La flessibilizzazione porta benefici alle imprese, le quali riescono a ridurre notevolmente certe spese, ma al contrario per i lavoratori essa non garantisce un futuro a causa dei contratti a termine.
In questi ultimi anni si sta diffondendo inoltre un nuovo approccio al lavoro e all'attività economica, basato anche su relazioni collaborative. La sharing economy, chiamata anche economia collaborativa o economia della condivisione consiste nell'insieme di nuove forme di attività economica basate sulla condivisione di beni e servizi.
- Il cohousing: abitazioni private con ampi spazi comuni cogestiti dai residenti;
- Il coworking: ambienti lavorativi, nei quali vari professionisti o piccole società svolgono attività indipendenti, condividendo lo spazio;
- Il baratto: scambio di risorse senza intermediazione di denaro.
Sono fenomeni che hanno come fondamento quello di promuovere forme di cooperazione fra gli attori sociali. Per queste nuove pratiche sociali la tecnologia digitale è indispensabile. Questi nuovi comportamenti stanno generando nuovi stili di vita, basati su un uso e uno sfruttamento delle risorse più equilibrato rispetto al passato.
Le relazioni di genere nella società postmoderna
I cambiamenti di questi ultimi anni hanno portato ha una crisi dei ruoli tradizionali anche all'interno delle famiglie. Infatti in questo periodo non c'è più una netta distinzione dei compiti secondo il genere, di consenguenza vi è anche una maggiore autodeterminazione e omogeneità di fatto nei comportamenti maschili e femminili. Tutto ciò causa molte volte una fonte di disagio per la coppia. Tale crisi porta a un nuovo stile di vita, basato su una riduzione del numero di compiti o comportamenti ritenuti o maschili o femminili e su una maggiore contrattazione della distribuzione dei ruoli famigliari. Inoltre è presente una più ampia condivisione famigliare delle scelte e delle responsabilità.
La questione della parità fra uomini e donne ha avuto ripercussioni nel ridefinire i ruoli, le funzioni e le aspettative di genere su tutti e due i versanti. Le donne hanno ottenuto nuovi spazi nell'ambito del diritto, del lavoro, della sessualità e anche una maggiore autonomia economica, famigliare e sociale. Tale questione riguarda anche i Paesi in via di sviluppo, come quelli africani e arabi.
Questo periodo è caratterizzato anche da un ripensamento dei modelli identitari maschili, ad esempio l'idea che all'uomo non sia concesso mostrare debolezze e sentimenti viene meno.
La tendenza maschila a ricoprire ruoli di potere in tutti i settori è concepita come una condizione di privilegio ma anche come una limitazione. Gli uomini, a causa di tali stereotipi hanno dovuto rinunciare a una parte della propria identità, ad esempio ad avere un rapporto con sè stessi e con gli altri.
I consumi nella società postmoderna
Nella società postmoderna il consumo è diventato una delle attività principali della vita quotidiana, divenendo molto importante.
Per consumo si intendono due cose:
- L'acquisto di un bene o un servizio
- L'uso di quel bene o di quel servizio
Nella prima metà del XX secolo solo le classi più elevate erano in graso di consumare i beni prodotti dall'industria, mentre dal secondo dopoguerra si è verificata una progressiva estensione della capacità di consumo a strati sempre più ampi della popolazione. Il consumo è quindi il secondo motore di cui l'organizzazione capitalistica dell'economia ha bisogno per funzionare.
Il sistema industriale lo si può descrivere come un processo a spirale, chiamato sviluppo o crescita dell'economia.
Nella seconda metà del XX secolo è nato, grazie alla pubblicità, il fenomeno del consumismo, ovvero la tendenza a comprare molte più cose di quelle effettivamente necessarie. Con la terziarizzazione
dell'economia il consumismo ha iniziato a interessare prodotti
“intangibili”, ovvero prodotti non materiali come vacanze,
spettacoli, intrattenimento...
Le caratteristiche della società postmoderna si manifestano in maniera peculiare:
- Le marche, i brand e le etichette, con i quali i consumatori si distinguono, sono uno strumento di comunicazione, attraverso cui le aziende raccontano in modo l'identità di ciò che vendono. Il consumo di oggetti, diventa sempre di più un consumo di significati, di storie e di immagini;
- Molte aziende commmercializzano i loro prodotti con marchi ormai presenti su tutti i mercati mondiali, proponendo a consumatori di società diverse le stesse immagini e stili di vita globalizzati;
- Se le persone, attraverso i beni di consumo che acquistano e usano, raccontano agli altri qualcosa di sè la smisurata offerta di prodotti e immagini che le aziende e i marchi rendono disponibili fornisce loro la possibilità di adottare e di incorporare stili di vita contraddittori, che rendono i racconti compatibili con identità mutevoli;
- Il consumo costituisce un repertoriio infinito di possibilità e di occasioni per entrare in contatto con gli altri.
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