Durante il XIX secolo si sviluppò la "società alfabeta", ovvero una società nella quale viene ritenuta indispensabile la conoscenza dei fondamentali elementi del sapere, cioè leggere, scrivere e far di conto. L'affermazione della società alfabeta è alla base della definizione di modernità. L'epsressione "modernità" si iniziava ad utilizzare in alternativa delle antiche tradizioni, che sottolineava la superiorità della civiltà industriale, la fiducia nel progresso, una visione laica della realtà e il valore della razionalità.
L'ambito dell'educazione fu coinvoltò nella nuova società, poichè i sostenitori della modernità credevano che tramite la generalizzazione della scuola i bambini sarebbero diventati adulti all'altezza dei tempi, in grado si inserirsi nella vita sociale in modo attivo condividendo una visione laica dell'esistenza.
Il modello preso in esempio era quello di vita borghese, che doveva essere attuato anche nei ceti sociali più poveri. Per fare ciò era necessaria un'azione pedagogica nella scuola ma anche tra gli adulti. Tra loro agirono le pratiche self-helpistiche, secondo le quali ciascuno dispone delle capacità per migliorare la propria posizione.
Non tutti erano favorevoli alla modernità, c'era infatti chi la criticava, poichè si distacca dal rispetto dei valori tradizionali e religiosi. Nonostante ciò coloro che criticavano la modernità erano favorevoli all'alfabetismo. Quindi tutti riponevano particolare fiducia nell'educazione.
Johann Friedrich Herbart
Johann Friedrich Herbart è considerato il primo pedagogista moderno, è nato nel 1776 in Germania, da una famiglia colta. I capisaldi della sua formazione furono Kant, Pestalozzi, e la personale esperienza come precettore in un'importante famiglia svizzera. Nel 1835 ha scritto "Compendio delle lezioni di pedagogia" un testo rivolto ai suoi studenti, in cui ha elaborato la sua idea di pedagogia e di metodo didattico. Egli è morto nel 1841 a Gottinga.
Herbart concepiva la natura della pedagogia come un sapere dotato di propria specificità che fa riferimento alla filosofia morale, per l'individuazione del fine educativo, e alla psicologia, per le modalità con cui avviene l'apprendimento. Herbart considerava la conscenza umana come un processo che regola il flusso continuo di rappresentazioni, che possono varcare o meno la soglia della conoscienza. Quindi l'intera vita psichica e spirituale consiste nella continua presentazione alla coscienza di immagini e l'incessante processo di collegamento delle nuove rappresentazioni con quelle già in possesso.
Il corretto processo di apprendimento secondo Herbart consiste nella promozione graduale di rappresentazioni e viene chiamato "istruzione educativa".
La pedagogia di Herbart disdegna l'idealismo e l'empirismo e si propone come scienza pratica. Il metodo educativo herbartiano si basa sulle iniziative di Pestalozzi ed è costituito da un impianto generale e da una didattica specifica. Herbart individua tre condizioni operative:
- il governo;
- la disciplina;
- l'istruzione.
Il punto di partenza è un ambiente ben organizzato, ovvero il governo, che deve farsi amare dai giovani e deve costituire un luogo nel quale i ragazzi siano sempre occupati e che vengano corretti per far imparare loro che esiste un'autorità che li sovrasta. In secondo luogo vi è la disciplina, quindi dare ordine etico, tramite l'utilizzo di premi e castighi e la costruzione della disciplina interiore attraverso l'apprendimento. Infine l'istruzione educativa consiste nel cercare di creare la moralità attraverso l'esercizio intellettuale.
Senza la moralità e il senso della legge la società deperisce e cadono nel disordine.
Il metodo herbartiano prevede una serie di prescrizioni didattiche per gli insegnanti, le quali sono ordinate intorno a quattro principi:
- la chiarezza (insegnante deve rendere chiari i concetti all'alunno);
- l'associazione (progressivo ampliamento del sapere dell'alunno mediante esercizi);
- l'ordine sistematico (riguarda i processi di astrazione e di generalizzazione che consentono al ragazzo di transitare a un livello successivo di conoscenza, ovvero il metodo);
- il metodo.
Il mutuo insegnamento
Contemporaneamente alla pedagogia di Herbart si è diffuso il "mutuo insegnamento". I padri di questo metodo sono due educatori inglesi, Andrew Bell e Joseph Lancaster, che hanno avuto la stessa intuizione, ovvero di avvalersi degli studenti già alfabetizzati per aiutare i principianti.
Bell era un pastore anglicano, che nel 1786 fu mandato in India come cappellano militare. Poco dopo fu nominato direttore di un collegio per orfani di militari inglesi nella città. A causa dei numerosi studenti ebbe l'idea di adottare la pratica di insegnamento che vedeva applicare nelle scuole all'aperto dei maestri indù. Questi si occupavano dell'istruzione dei ragazzi più grandi, affinchè questi potessero poi insegnare a quelli più piccoli.
Nel 1789 il pastore Lancaster fondò una scuola gratuita per poveri e a causa degli innumerevoli alunni, il pastore li distribuì in piccoli gruppi secondo il livello delle conoscenze già possedute e li assegnò allievi già formati, chiamati monitori.
Nelle scuole mutue l'insegnamento comprendeva la letteratura, la scrittura e il calcolo, per le bambine anche il cucito. Le lezioni si tenevano in un unico stanzone con diversi tavoli intorno ai quali si raccoglievano i gruppi guidati dai monitori. Sulle pareti vi erano appesi dei cartelloni con l'alfabeto e le operazioni aritmentiche. I gruppi di allievi passavano in base al loro livello da un cartellone all'altro.
Dopo le guerre napoleoniche vi erano diversi promotori dell'educazione popolare che giudicavano l'insegnamento mutuo un sistema efficace ed economico per abbattere l'analfabetismo e per migliorare le condizioni di vita dei ceti popolari. L'entusiasmo per questo innovativo metodo di apprendimento si affievolì in breve tempo, a causa dell'ostilità dei settori più conservatori, ma anche per la diffidenza della Chiesa e per l'intrinseca debolezza della pedagogia che lo sorreggeva. L'apprendimento si configurava come una specie di catena di montaggio attraverso cui si produceva un semplice sapere a base mnemonica. All'esperienza delle scuole di mutuo insegnamento si collega l'insegnamento contemporaneo di lettura, scrittura e calcolo, l'uso di materiali e sussidi visivi, come i cartelloni, inoltre la scolarizzazione femminile accanto a quella maschile.
Aristide Gabelli e la "lezione di cose"
Aristide Gabelli nato nel 1830 a Belluno è stato un pedagogista e importante esponente dell'alta burocrazia ministeriale. Nel 1880 ha scritto "Il metodo d'insegnamento nelle scuole elementari d'Italia", che aiuta a capire lo scopo e i metodi di insegnamento della scuola elementare, obbligatoria per tre anni, ma alla quale potevano accedere solamente due bambini su tre.
Per quanto riguarda il metodo scolastico Gabelli svolse una riflessione sulla natura della scuola elementare. Secondo il pedagogista l'efficacia della scuola è direttamente proporzionata alla capacità dei maestri di essere aderenti alle esperienze infantili. Egli sperava nell'utilizzo di un metodo intuitivo, poichè produceva individui capaci di pensare con la propria testa e riteneva ciò più importante dei contenuti stessi.
Gabelli affermava che l'esperienza stessa dell'allievo è ottima per l'acquisizione di conoscenze e abilità.
La differenza tra il metodo herbartiano e quello di Gabelli è che nel primo l'allievo è un personaggio senza volto e il protagonista dell'agire educativo è il maestro. Nel secondo, invece, c'è una sensibilità pedagogica più attenta alle dinamiche infantili tanto da rendere l'allievo il protagonista attivo e consapevole.
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