La magia e il suo funzionamento
Nel tempo il concetto di magia cambiò parecchio: successivamente ai progressi della scienza moderna si iniziò a pensare che la magia fosse una credenza nella possibilità di cambiare a proprio favore il corso degli eventi e la natura delle cose con l'uso di speciali combinazioni di sostanze, associate a formule verbali e gesti.
Lo studio della magia come modo di pensare cominciò sistematicamente nell'Ottocento. L'atto magico veniva considerato come un'azione compiuta da un soggetto, con lo scopo di esercitare un'influenza di qualche tipo su qualcuno o qualcosa. La cosiddetta magia nera produce effetti negativi, invece la magia bianca effetti benefici.
James Franzer (1854-1941) credeva che il pensiero magico avesse preceduto quello religioso. Inoltre egli aveva colto due modalità del pensiero magico:
- Imitazione: consiste ad esempio nella convinzione che se ci si veste con la pelle di un certo animale si è in grado di mimarne i movimenti e influire sul suo comportamento;
- Contagio: corrisponde all'idea che due cose che entrano in contatto l'una con l'altra siano poi in grado di interagire una volta separate.
I primi antropologi interpretarono la magia come una specie di aberrazione intellettuale tipica della mente primitiva, o come un residuo di epoche trascorse o infine come una scienze imperfetta.
Essi ritenevano inoltre che ci fosse un legame tre magia e religione.
Un'altra teoria riguardo la magia venne elaborata da Bronislaw Malinowski nel corso degli anni Venti-Trenta. Egli distinse la magia dalla religione e dalla scienza. Malinowski era dell'idea che la magia fosse un mezzo usato dagli esseri umani e non solo dai primitivi per far fronte a situazioni generatrici di ansia. Teorizzò tutto ciò successivamente alle ricerche nelle isole Trobriand, dove osservò che i Trobriand compivano atti magici quando dovevano svolgere qualche mansione di tipo pratico. Egli affermava inoltre che non ci si deve chiedere se la magia funziona davvero, poiché la magia è una ricerca di rassicurazione di fronte all'incertezza e all'imprevedibilità degli eventi.
Ernesto de Martino elaborò la sua teoria riguardo la magia e affermò che la magia consiste in un residuo arcaico con cui l'uomo afferma la propria esistenza di fronte all'idea di morte e dell'annullamento.
Vi sono delle somiglianze tra pensiero religioso e pensiero magico.
Il malocchio
Molto diffuso in tutta Europa e in Medio Oriente è il "malocchio", che consiste nell'idea che uno sguardo troppo insistente o certe parole, anche positive, possano influire negativamente su cose e persone. Ad esempio fare troppi complimenti per un qualche animale particolarmente bello o per un bambino viene considerato "sbagliato".
La manifestazione del malocchio è particolarmente varia, poiché può scattare questa idea subito dopo un qualunque incidente o inconveniente. Vi sono persone che ritengono necessario ricorrere all'aiuto di coloro che sono in grado di togliere il malocchio, i quali pronunciano una qualche formula accostata ai gesti.
Oltre al malocchio è diffusa la credenza che certi atti portino sfortuna.
Il mito
Nel 1935 un'équipe di ricercatori francesi inizio a studiare la popolazione dei Dogon, la quale si trova nello Stato del Mali. L'antropologo francese Marcel Griaule (1898-1956) fu in grado di ricostruire la cosmologia Dogon, ovvero una complessa visione dell'ordine del mondo dalla sua origine. Tutta la cosmologia si basava su storie che raccontavano come si era formata la Terra, come erano nati i fiumi , gli animali, le piante e gli esseri umani. Anche la cosmologia dei Dogono conteneva miti della creazione. La cosmologia delineata da Griaule rivelava un carattere di sistematicità e di coerenza che la avvicinava, alle costruzioni teoriche e alle spiegazioni fornita dalla filosofia e dalla scienza occidentali.
I miti, nel senso classico del termine, fanno riferimento a eventi primordiali che avrebbero dato origine al mondo e all'espetto che quest'ultimo possiede attualmente. Può trattarsi di cosmologie (teorie sull'origine dell'universo) o di teogonie (le lotte tra divinità o spiriti). Alcuni studiosi credevano che i miti fossero un modo ingenuo e inesatto di ricostruire gli eventi realmente accaduti.
Il mito presenta alcune caratteristiche: Ignora lo spazio e il tempo, inoltre propone una profonda unità degli esseri e delle cose, infatti tende a produrre una antropomorfizzazione della natura, ma può avvenire anche il contrario.
In alcuni miti, soprattutto quelli degli indiani del Nord America compare la figura del tricker, ovvero "imbroglione". Si tratta di un personaggio particolare che incorpora caratteri opposti e contraddittori. Si presenta sotto forma di animale dai tratti umani, è furbo e non ha limiti. Grazie a questa figura viene espressa la realtà così come la si conosce.
Il mito svolge diverse funzioni e corrisponde a un atto speculativo, un racconto pedagogico, una teoria sociologica, un sistema di classificazione, per cui gli antropologi hanno cercato di studiare di volta in volta queste caratteristiche.
Claude Lévi-Strauss elabora una teoria riguardo il mito, che consiste nel trattare il mito come attività speculativa, senza prendere in considerazione i legami che il racconto mitico può avere con la vita sociale e culturale di una popolazione. Secondo Lévi-Strauss un racconto mitico può ricorrere in più culture assumendo ogni volta un significato diverso. La funzione del mito secondo Lévi-Strauss consiste nel conciliare aspetti contraddittori dell'essenza umana e del mondo naturale che non possono essere mediati da alcuna forma di pensiero razionale.
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