Edouard Claparéde: l'educazione "funzionale"
Claparéde fondò a Ginevra l'Institut Jean-Jacques Rousseau. Fu un importante centro di innovazione sul piano dell'organizzazione pedagogica e un luogo di elaborazione della visione del processo educativo nei termini delle scienze dell'educazione.
In alcuni scritti Claparéde espresse una sua fondamentale convinzione: la validità dell'azione educativa dipende dalla preparazione psicologica dell'insegnante e dalla loro capacità di avvalersi di un adeguato spirito scientifico in grado di aiutarli a migliorare la loro professione attraverso l'osservazione. Lo studioso invita quindi i maestri a studiare gli allievi e l'ambiente nel quale vivono per poterne individuare le potenzialità.
Claparéde trascrisse questi principi nel saggio "La scuola su misura". Egli sostiene la necessità di organizzare una vita scolastica individualizzata, poiché i tempi di sviluppo sono differenti per ogni studente. Ciò vuol dire organizzare la scuola secondo ritmi di apprendimento e caratteristiche personali. Egli suggerisce di strutturare gli apprendimenti in classi mobili, classi parallele, sezioni parallele e superare il modello scolastico tradizionale. Secondo lui l'allievo che apprende va posto al centro dei programmi e dei metodi utilizzati in ambito educativo, inoltre la scuola è tenuta a rispettare i ritmi di sviluppo di ciascun allievo senza "bruciare le tappe".
Secondo Claparéde la pedagogia consiste in un insieme di pratiche metodologiche finalizzate a facilitare l'adattamento dell'organismo all'ambiente, sia sul piano biologico che psicologico. Gli esseri umani hanno sviluppato la curiosità e il bisogno di imparare distinguendosi dalle altre specie viventi, si comportano diversamente rispetto a questi attraverso l'atto intelligente.
Lo studioso in merito a questi comportamenti individua tre leggi:
- La legge del bisogno: Secondo la quale l'attività mentale è sempre generata da un bisogno;
- La legge dell'interesse momentaneo: L'organismo agisce seguendo la direzione del suo interesse più forte;
- La legge del tatonnement: in una nuova situazione l'individuo cerca di creare un nuovo equilibrio.
Maria Montessori: l'educazione a misura di bambino
Nel 1934 andò in esilio in Spagna e si spostò poi in Inghilterra e in India, dove aprì diverse scuole. Tornata in Europa nel dopoguerra ottenne molti riconoscimenti. Scrisse diverse opere pedagogiche e morì in Olanda nel 1952.
Nelle opere scritte tra il 1909 e il 1916 Maria Montessori descrisse l'esperimento condotto nella Casa dei bambini, definendola "laboratorio di psicologia".
Queste scuole si caratterizzano per un'organizzazione dell'ambiente a misura di bambino, gli oggetti sono offerti alla libera scelta del bambino e viene abolito il banco, che venne sostituito con piccoli tavolini che agevolano il bambino a fare da sé. Il compito dell'insegnante non è direttivo, ma di consiglio, aiuto, sostegno e stimolo, evitando i castighi.
Un aspetto molto importante riguarda anche il materiale didattico, chiamato anche di sviluppo, costituito da solidi da incastrare, blocchi, tavolette, figure e solidi geometrici da ordinare secondo le dimensioni, matasse colorate, campanellini ecc. Vi sono degli oggetti, che servono a sviluppare capacità logiche come l'avvio alla lettura al calcolo e alla misura.
Tra gli anni Venti e Quaranta Montessori iniziò a rielaborare alcune parti della sua pedagogia per portare maggiore attenzione alla dimensione religiosa del bambino. Scrisse "La mente del bambino, Mente assorbente", nel quale definisce "nebule" le specifiche sensibilità che si risvegliano nel corso dello sviluppo psichico. Definisce la mente del bambino "assorbente" per il suo straordinario potere di assimilazione.
La novità del metodo di Montessori riguarda principalmente il metodo di lavoro: è una pedagogia elaborata a partire da esperienze reali. Per quanto riguarda i contenuti la sua pedagogia si costituisce intorno a un'originale interpretazione del triangolo bambino-ambiente-insegnante. La sua pedagogia prevede quindi di puntare sull'autoeducazione del bambino, affrancandolo dai vincoli precostruiti. La liberazione dell'infanzia, consiste in un progetto costruttivo basato sul rispetto della personalità del bambino e sulla predisposizione di condizioni adatte al suo sviluppo. L'ambiente risulta essere molto importante nel rendere più o meno attivo il bambino e deve essere misurato negli stimoli, proporzionato alle forze fisiche e psichiche infantili, ordinato in modo che ogni oggetto abbia il suo posto e sia alla portata del bambino, funzionale alle varie modalità di lavoro, attraente e curato per richiamare l'attenzione.
Il rinnovamento dell'educazione è strettamente legato alla preparazione di nuovi maestri capaci di uno studio metodico dell'allievo. Montessori parla della necessità di formare maestri scienziati, ovvero preparati nello spirito dello scienziato piuttosto che nel meccanismo didattico. Il maestro riesce così ad acquisire un nuovo abito mentale fondato sull'osservazione.
La posizione di Montessori era inizialmente di natura naturalista e positivista, ma andò pian piano riconoscendo determinati aspetti filosofici, umanitari e religiosi.
Si confrontò con le tesi psicoanalitiche di Sigmund Freud condividendo l'ipotesi del subconscio, elemento significativo per per la formazione della personalità e fattore motivante dell'attività individuale. La studiosa rifiutò la spiegazione che le pulsioni inconsce fossero riconducibili alla dimensione sessuale. Invece la liberazione del bambino dalle oppressioni esercitate dal mondo degli adulti veniva proposta da Montessori come un impegno morale di tutti per svelare e risolvere i conflitti tra le esigenze del mondo infantile e le aspettative del mondo dell'adulto.
Molti altri studiosi fecero delle critiche in merito al metodo di Montessori, come ad esempio Dewey e Giuseppe Lombardo-Radice, i quali sottolineavano l'impiego di un metodo troppo analitico e debole sul piano della pedagogia infantile.
Al momento vi sono circa 22.000 scuole montessoriane.
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