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La reazione antipositivistica e Giovanni Gentile

 Contro l'attivismo 

In questo periodo si verificò una reazione antipositivistica in diversi ambiti: nell'ambito filosofico con il rilancio di pedagogie ispirate all'ideale umanistico  inteso come espressione di una libertà finalizzate al superamento di se e come espressione di una cultura e di una civiltà fondate su una visione spirituale dell'essere umano.
In chiave politica con il proposito di creare l'uomo nuovo teorizzato da Marx attraverso l'unione di finalità politiche ed esperienze educative che vanno oltre il singolo individuo, per creare una società migliore.
In ambito della psicoanalisi gli studiosi post freudiani si sono occupati di questioni educative e si sono impegnati nella ricerca di soluzioni idonee a gestire l'equilibrio tra gratificazione e frustrazione o in altre parole tra autorità e libertà.
Ciò che differenzia i promotori dell'educazione nuova dai loro critici è il rifiuto di riconoscere che i fini educativi siano tutti intrinsechi nel processo evolutivo stesso. La psicologia non era ritenuta sufficiente a garantire il senso dell'educazione. 

Giovanni Gentile: La pedagogia come scienza filosofica

Giovanni Gentile è l'esponente più significativo della reazione antipositivistica, che si verificò in Italia dei primi due decenni del 900. Egli nasce a Castelvetrano nel 1875 e frequentò dal 1893 al 1887 la scuola normale di Pisa. 

Gentile divenne successivamente docente di filosofia nei licei e pubblicò i suoi primi scritti come  "Rosmini e Gioberti" nel 1898 la "Filosofia di Marx" nel 1899. Successivamente iniziò ad insegnare all'università a Palermo, poi a Pisa e infine a Roma.
Collaborò inoltre con la rivista "La critica" fondata nel 1903 da Croce. Nel 1920 fondò il giornale critico della filosofia italiana. Nel 1922 Gentile fu chiamato a ricoprire l'incarico di ministro della pubblica istruzione e mise mano alla riforma scolastica del 1923.  L'anno seguente divenne un esponente del fascismo, che egli interpretava come il compimento del risorgimento nazionale. Dal 1925 al 1944 gli fu affidata la direzione scientifica dell'enciclopedia italiana e pubblicò altri fondamentali studi come la "filosofia dell'arte", "La mia religione", "Genesi e struttura della società". Giovanni gentile morì a Firenze nel 1944 in un attentato dei partigiani.

Nel saggio "Il concetto scientifico della pedagogia" del 1901 Gentile delinea la natura della pedagogia criticando a fondo sia la pedagogia come scienza sperimentale, sia la pedagogia quale esercizio pratico fondato sui dati della filosofia etica e della psicologia.
Secondo Gentile definire la scienza dello spirito come scienza empirica vorrebbe dire snaturare l'educazione riducendola a qualcosa di meccanico. La pedagogia in quanto scienza della formazione dell'essere umano non può che essere scienza della formazione dello spirito e cioè sapere filosofico. 
Nell'opera "Sommario di pedagogia come scienza filosofica" Gentile espone la sua idea di scuola e di didattica. La scuola è il luogo dove si compiono processi di crescita spirituale, la didattica invece è descritta come una continua costruzione personale dell'apprendimento delle sapere. L'obiettivo del trattato è quello di porre in evidenza, che il processo educativo autentico si compie attraverso la fusione spirituale tra maestro e discepolo.

Nell'opera "La riforma dell'educazione" l'impostazione pedagogica si associa ad un progetto politico educativo nel quale viene esaltata la funzione nazionale della scuola. Gentile esalta la dimensione etica della scuola. Essa è presentata come il luogo sacro che sostiene il passaggio dall'"IO" dell'educando al noi profondo della nazione che è spirito, storia, autocoscienza, ovvero vita universale.
La scuola deve puntare alla padronanza degli apprendimenti ma soprattutto alla formazione di coscienze capaci di superare l'individualismo e condividere con gli altri un progetto ideale. Negli scritti raccolti nel "Preliminare allo studio del fanciullo" Gentile prospetta la sua visione dell'infanzia nei termini di un fanciullo artista e sognatore.

La pedagogia di Giovanni Gentile si presenta come una risoluta opposizione alle pedagogie scientifiche, fondate sui dati biologici e sull'analisi psicologica e sociologica dell'essere umano. Vi è una perfetta linea di continuità tra la sua idea di educazione alla sua filosofia basata sul superamento del dualismo realtà-spirito e sulla sua soluzione nell'atto puro ovvero nell'assoluta attività pensante.
Gentile distingue il maestro empirico da quello speculativo. Il vero maestro è solo quello speculativo perché capace di entrare in sintonia spirituale con i discepoli. Vi è una distinzione anche tra le nozioni di concetto e di pseudoconcetto, che nega il valore della scienza si separata dalla riflessione filosofica.  Quando la pedagogia cerca di ritrovare la sua identità di dati empirici diventa una pseudoscienza.
Il bambino non è soltanto da accompagnare nel suo sviluppo ma anche da disciplinare e introdurre in una realtà che supera le singole individualità: la nazione è un'entità etica carica di storia, di memoria ma anche di responsabilità verso il futuro. 

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